Tragedia sulla funivia Stresa Mottarone sul Lago Maggiore

Tragedia Funivia Stresa Mottarone

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A Tragedia sul Lago Maggiore, cade la funivia Stresa-Mottarone.

14 morti, un bambino superstite

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Salgono a quattordici le vittime dell’incidente che è avvenuto questa mattina lungo la linea della funivia Stresa-Alpino Mottarone, da poco rimessa in funzione, dove è caduta una cabina su cui c’erano quindici turisti. Non ce l’ha fatta uno dei due bambini – Mattia Zorloni, classe 2015 – che era rimasto ferito ed era stato trasportato all’ospedale Regina Margherita di Torino. Tra le vittime c’è anche un altro bambino di due anni, Tom Biran.


La fune dell’impianto ha ceduto quasi in vetta (a 100 metri prima dell’ultimo pilone) in uno dei punti più alti, dove la funivia corre più staccata da terra. Sul posto dalle 12 i vigili del fuoco e personale del Soccorso alpino che si sono trovati di fronte subito uno scenario apocalittico. La cabina dopo l'impatto è rotolata sbalzando fuori alcuni corpi che al momento dei primi soccorsi non erano stati visti. Cinque salme sono state recuperate nella cabina e otto nel bosco. Feriti due bambini che sono stati portati con l’elicottero in gravi condizioni all’ospedale Regina Margherita di Torino. Il più grande dei due per le lesioni riportate è morto in serata, si continua a sperare per il più piccolo. 


La procura di Verbania ha disposto il sequestro della funivia del Mottarone. Lo ha reso noto il tenente colonnello Giorgio Santacroce, comandante del Nucleo operativo dei carabinieri di Verbania. Si indaga per ora per omicidio colposo plurimo e lesioni colpose.


Un camion dei vigili fuoco si è ribaltato mentre saliva in vetta, ma non ci sono feriti. Le strade che portano in vetta sono state chiuse per permettere ai soccorsi di intervenire più celermente. In vetta si è lavorato contro il tempo in un’atmosfera surreale con il rumore delle sirene dei mezzi dei vigili del fuoco e le pale degli elicotteri. Due bambini in gravi condizioni sono stati trasportati immediatamente con l’elicottero all’ospedale Regina Margherita di Torino, uno dei due è deceduto in serata. 


Dal Piazzale Lido, in frazione Carciano di Stresa, in riva al lago di fronte all’Isola Bella, la funivia con un tragitto della durata di 20 minuti, raggiunge quota 1491 metri. Chiusa nel 2014 per garantirne una revisione generale, il 13 agosto 2016 è stata inaugurata la riapertura della funivia: i lavori sono costati 4 milioni di euro e sono stati eseguiti dalla ditta Leitner di Vipiteno. La manutenzione straordinaria ha previsto una serie di interventi tra cui la sostituzione dei motori, dei quadri elettrici, dell'apparato elettronico, dei trasformatori. 


«La revisione generale - prosegue la Leitner in una nota - che consiste in una severa revisione dell'intero impianto, dalle cabine ai carrelli, agli argani e alle apparecchiature elettriche, era stata realizzata nell'agosto del 2016. Da allora, ogni anno a novembre, si sono succeduti con regolarità i controlli alle funi. Sempre con esito positivo". Nell'impianto di Stresa-Mottarone Leitner ha "in carico la manutenzione straordinaria e quella ordinaria, mentre i controlli giornalieri e settimanali di esercizio fanno capo alla società di gestione Ferrovie del Mottarone». 


L'INCHIESTA SULLE CAUSE E SUI COLPEVOLI


Sotto la lente di inquirenti e investigatori, nell'inchiesta della procura di Verbania sull'incidente della funivia del Mottarone che ha provocato 14 morti, entrano ora il ruolo e le presunte responsabilità dell'operatore che quella mattina del 23 maggio, giorno della tragedia, non rimosse i forchettoni dai freni di emergenza su "ordine", come chiarito da lui stesso a verbale, di Gabriele Tadini, caposervizio. Le analisi sulle eventuali responsabilità si concentrano su quella mattina, sulla decisione di tenere i ceppi e sulla consapevolezza del dipendente che non li tolse: "Gli addetti avrebbero anche potuto rifiutarsi di disattivare i freni" ha detto la stessa gip, nell'ordinanza con cui ha scarcerato i tre indagati mettendo ai domiciliari Tadini, pur muovendo pesanti critiche all'operato della procura di Verbania.



L'addetto, un manovratore, potrebbe presto entrare nell'elenco degli indagati: sentito come persona informata dei fatti (decisione anche questa aspramente criticata dal gip), è il principale accusatore del caposervizio Tadini, dall'altra notte agli arresti domiciliari nella sua casa di Borgomanero: "E' stato Gabriele Tadini a ordinare" di mettere "i ceppi" per bloccare i freni di emergenza della cabina e la loro installazione era "avvenuta già dall'inizio della stagione, il 26 aprile, quando l'impianto tornò in funzione dopo le restrizioni anti-Covid" ha detto in un passaggio chiave della sua deposizione. Il dipendente ha aggiunto anche che  "Tadini ordinò di far funzionare l'impianto con i ceppi inseriti" a causa delle anomalie al sistema frenante non risolte, "anche se non erano garantite le condizioni di sicurezza necessarie". Tadini, secondo il manovratore, diceva: "Prima che si rompa il cavo ce ne vuole".

 

A mettere a verbale il nome dell'operatore che quel giorno mantenne i ceppi sulla cabina 3 "su autorizzazione" di Tadini è stato un dipendente-testimone. L'operatore chiamato in causa ha poi confermato ai pm che fu il caposervizio a dargli l'ordine ma, in linea col verbale di quest'ultimo, ha anche raccontato che Tadini aveva più volte discusso col gestore Nerini e col direttore Perocchio perché lui avrebbe voluto "chiudere" l'impianto e gli altri due non volevano per "motivi economici".